Percorso 1
4 ore
4 ore
Sentiero antico Rivellino
Il primo percorso prevede la valorizzazione dell’antico sentiero che in passato rappresentava l’unico percorso fortificato per accedere al Castello Longhi - De Paolis, oggi non più utilizzato in quanto la strada odierna, asfaltata e più lunga, solo per un brevissimo tratto coincide con l’antica.
La principale via di accesso al Castello, nel Medioevo, era una derivazione della via Latina che dalla piana di Anagni si inerpicava a mezzacosta sul Monte Maino fino a raggiungere, nei pressi di un'antica icona religiosa dedicata alla Madonna dell'Arringo, uno spiazzo proprio sotto il Monte Fumone: questo luogo è detto Volubro, voce dialettale ancora oggi in uso che indica un invaso d’acqua generatosi per l’accumulo di acque piovane in corrispondenza di una piccola depressione del terreno. Dal Volubro ha inizio uno stradello stretto e ripido per questo un tempo denominato Via del Paradiso il quale permette di raggiungere il centro storico di Fumone lungo il versante meno scosceso del monte; questo tratto di strada rappresentava una sorta di rivellino, ovvero un percorso fortificato per raggiungere l’ingresso al Castello. Salendo, ci accorgiamo che il viottolo è delimitato, dal lato del monte, da un muro in pietra a secco e, sul lato opposto si individuano facilmente una serie di casette rustiche, alcune della stessa epoca delle costruzioni del castrum, altre più recenti le quali, un tempo unite da un muro continuo, costituivano una sorta di passaggio obbligato e controllato per chi si dirigeva fino al Castello. Gli edifici più antichi presentano elementi costruttivi che si ritrovano all’interno del castrum di Fumone come ad esempio le mura costruite con blocchi ben squadrati e sovrapposti in file parallele, le porte ad arco a tutto sesto o a sesto acuto, feritoie e finestre incorniciate da pietre poste simmetricamente. Tali elementi evidenziano il carattere difensivo di questi edifici che rappresentavano degli avamposti militari.
Dopo aver percorso circa 3OO m dal Volubro la strada piega verso sinistra: proprio in questo punto vi è la piccola chiesa della Madonna degli Angeli, cappella privata della nobile e più antica famiglia ancora presente a Fumone, quella dei Cocchi. La chiesa fu eretta nel 1743 per volere di Anna Maria Cocchi probabilmente per preservare l’affresco, forse preesistente, rappresentante la Beata Vergine che tiene fra le braccia Gesù Bambino con due angeli che sorreggono la corona della Vergine, il tutto incorniciato da stucchi di pregevole fattura. Papa Pio VI investì questo luogo di culto dell’indulgenza plenaria. Superata la chiesa della Madonna degli Angeli, si arriva nel punto in cui la strada antica è tagliata da quella moderna: da qui si prosegue verso destra fino ad arrivare ad un incrocio di strade più complesso, contraddistinto dalla presenza di un’antica croce in legno posta su un basamento in pietra.
A sinistra della croce la strada prosegue fino alla posterula principale del castrum, posta a sud, in direzione di Napoli, e perciò chiamata un tempo Porta napoletana, oggi non più esistente e detta comunemente “portella”. Proseguendo verso nord inizia l’ultimo tratto rettilineo che, costeggiando le mura del borgo, giunge davanti all’antico accesso al Castello in direzione di Roma e per questo chiamata Porta romana. Lungo quest’ultimo tratto si rileva, sulla sinistra, la presenza di due costruzioni medioevali, un tempo più estese, che nell’Ottocento appartenevano ai beni della pia istituzione detta “Ospedale di Sant’Antonio” ed erano adibite a luoghi di ristoro e alloggio per i poveri e per i viandanti diretti a Fumone. È molto probabile che, anche in epoca medioevale, tale struttura assolvesse a questa funzione. Sulla destra, invece, un moderno e poderoso muro in cemento ha sostituito un muro medioevale con funzione difensiva nell’ultimo tratto di strada, prima di giungere al torrione che fiancheggia l’ingresso di Porta romana.
La principale via di accesso al Castello, nel Medioevo, era una derivazione della via Latina che dalla piana di Anagni si inerpicava a mezzacosta sul Monte Maino fino a raggiungere, nei pressi di un'antica icona religiosa dedicata alla Madonna dell'Arringo, uno spiazzo proprio sotto il Monte Fumone: questo luogo è detto Volubro, voce dialettale ancora oggi in uso che indica un invaso d’acqua generatosi per l’accumulo di acque piovane in corrispondenza di una piccola depressione del terreno. Dal Volubro ha inizio uno stradello stretto e ripido per questo un tempo denominato Via del Paradiso il quale permette di raggiungere il centro storico di Fumone lungo il versante meno scosceso del monte; questo tratto di strada rappresentava una sorta di rivellino, ovvero un percorso fortificato per raggiungere l’ingresso al Castello. Salendo, ci accorgiamo che il viottolo è delimitato, dal lato del monte, da un muro in pietra a secco e, sul lato opposto si individuano facilmente una serie di casette rustiche, alcune della stessa epoca delle costruzioni del castrum, altre più recenti le quali, un tempo unite da un muro continuo, costituivano una sorta di passaggio obbligato e controllato per chi si dirigeva fino al Castello. Gli edifici più antichi presentano elementi costruttivi che si ritrovano all’interno del castrum di Fumone come ad esempio le mura costruite con blocchi ben squadrati e sovrapposti in file parallele, le porte ad arco a tutto sesto o a sesto acuto, feritoie e finestre incorniciate da pietre poste simmetricamente. Tali elementi evidenziano il carattere difensivo di questi edifici che rappresentavano degli avamposti militari.
Dopo aver percorso circa 3OO m dal Volubro la strada piega verso sinistra: proprio in questo punto vi è la piccola chiesa della Madonna degli Angeli, cappella privata della nobile e più antica famiglia ancora presente a Fumone, quella dei Cocchi. La chiesa fu eretta nel 1743 per volere di Anna Maria Cocchi probabilmente per preservare l’affresco, forse preesistente, rappresentante la Beata Vergine che tiene fra le braccia Gesù Bambino con due angeli che sorreggono la corona della Vergine, il tutto incorniciato da stucchi di pregevole fattura. Papa Pio VI investì questo luogo di culto dell’indulgenza plenaria. Superata la chiesa della Madonna degli Angeli, si arriva nel punto in cui la strada antica è tagliata da quella moderna: da qui si prosegue verso destra fino ad arrivare ad un incrocio di strade più complesso, contraddistinto dalla presenza di un’antica croce in legno posta su un basamento in pietra.
A sinistra della croce la strada prosegue fino alla posterula principale del castrum, posta a sud, in direzione di Napoli, e perciò chiamata un tempo Porta napoletana, oggi non più esistente e detta comunemente “portella”. Proseguendo verso nord inizia l’ultimo tratto rettilineo che, costeggiando le mura del borgo, giunge davanti all’antico accesso al Castello in direzione di Roma e per questo chiamata Porta romana. Lungo quest’ultimo tratto si rileva, sulla sinistra, la presenza di due costruzioni medioevali, un tempo più estese, che nell’Ottocento appartenevano ai beni della pia istituzione detta “Ospedale di Sant’Antonio” ed erano adibite a luoghi di ristoro e alloggio per i poveri e per i viandanti diretti a Fumone. È molto probabile che, anche in epoca medioevale, tale struttura assolvesse a questa funzione. Sulla destra, invece, un moderno e poderoso muro in cemento ha sostituito un muro medioevale con funzione difensiva nell’ultimo tratto di strada, prima di giungere al torrione che fiancheggia l’ingresso di Porta romana.
Percorso 2
4 ore
4 ore
Visita emozionale al Castrum Fumonis
Il secondo percorso prevede una visita notturna tematica al borgo di Fumone con abiti medievali e ingresso al Castello. L’occasione offerta è quella di un viaggio a ritroso nel tempo in cui si pone particolare attenzione all’epoca in cui Fumone, una delle principali castellanie della Chiesa in territorio laziale, diviene Comune, libero e indipendente. È nel XVI secolo che inizia dunque la storia del paese come insediamento abitativo con caratteristiche che lo distinguono dai moltissimi altri borghi del Lazio. L’ingresso al Castello, ultima tappa fisica e temporale di questo viaggio nel tempo, diventa emblema di tutte le trasformazioni strutturali e “politiche” della rocca.
Percorso 3
6 ore
6 ore
Itinerario naturalistico lungo le sponde del Lago di Canterno
Il percorso naturalistico proposto si snoda all'interno dell’Oasi Naturale "Lago di Canterno" con l'obiettivo di guidare il visitatore, in condizioni di massima sicurezza, all'interno di un territorio naturalisticamente ricco e significativo.
Tale lago è il bacino carsico più esteso del Lazio e, al contempo, il più giovane: formatosi definitivamente intorno al 1821, fu utilizzato dalla Società Romana, ora ENEL, che vi instaurò un impianto idroelettrico all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. L’area attorno al bacino lacustre, anche se non molto estesa, presenta una notevole varietà di ambienti naturali che accolgono una determinata flora e fauna. Tra gli uccelli acquatici figurano il cormorano, l’airone cenerino, l’airone bianco, la garzetta, lo svasso maggiore, la gallinella d’acqua, la folaga, il germano reale, il cavaliere d’Italia ed altri ancora. Tra i rapaci, sia notturni che diurni, è possibile incontrare la poiana, lo sparviero, il gufo reale, il gufo comune, l’allocco, il cuculo, il barbagianni, il gheppio. Diversi i mammiferi presenti, tra cui la faina, la volpe, la talpa europea, il cinghiale, lo scoiattolo, la lepre, l’istrice, il tasso, oltre che piccoli roditori e insettivori, mentre raramente sono stati avvistati esemplari di gatto selvatico e lupo appenninico. Tra gli anfibi e i rettili possono essere citati il rospo, la salamandrina, la vipera e il saettone; tra i pesci la carpa, il carasso, la tinca, il persico reale, il persico sole, l’anguilla.
La sua vegetazione comprende alcune specie che, per quanto riguarda il Lazio, sono riscontrabili solo in questa zona. La vegetazione palustre è caratterizzata da giunchi, cannucce, ranuncoli acquatici. Le forme arboree iniziano a svilupparsi dal limite di massimo invaso delle acque (550 m s.l.m.), più a valle si trovano salici e pioppi, mentre le quote più alte sono caratterizzate da querce e da boschi misti di latifoglie come il castagno, il carpino bianco, il carpino nero, la roverella, il ginepro rosso, l’acero campestre e l’orniello. Salendo ancora, le formazioni boscose lasciano posto a forme arbustive. Sono presenti anche ginestre, orchidee e piante aromatiche.
Il percorso proposto si snoda a partire dal parcheggio presso il Ristorante “Del Pescatore”, volge verso nord sul limite dell’esproprio di massimo invaso, passa sulla penisola collelungo e, procedendo nuovamente in direzione nord fino alla stretta di Corniano, se ne risale il colle. Discendendo alla cosiddetta “forcella”, si ritorna sul vecchio sentiero che portava a Fiuggi e Trivigliano.
Tale lago è il bacino carsico più esteso del Lazio e, al contempo, il più giovane: formatosi definitivamente intorno al 1821, fu utilizzato dalla Società Romana, ora ENEL, che vi instaurò un impianto idroelettrico all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. L’area attorno al bacino lacustre, anche se non molto estesa, presenta una notevole varietà di ambienti naturali che accolgono una determinata flora e fauna. Tra gli uccelli acquatici figurano il cormorano, l’airone cenerino, l’airone bianco, la garzetta, lo svasso maggiore, la gallinella d’acqua, la folaga, il germano reale, il cavaliere d’Italia ed altri ancora. Tra i rapaci, sia notturni che diurni, è possibile incontrare la poiana, lo sparviero, il gufo reale, il gufo comune, l’allocco, il cuculo, il barbagianni, il gheppio. Diversi i mammiferi presenti, tra cui la faina, la volpe, la talpa europea, il cinghiale, lo scoiattolo, la lepre, l’istrice, il tasso, oltre che piccoli roditori e insettivori, mentre raramente sono stati avvistati esemplari di gatto selvatico e lupo appenninico. Tra gli anfibi e i rettili possono essere citati il rospo, la salamandrina, la vipera e il saettone; tra i pesci la carpa, il carasso, la tinca, il persico reale, il persico sole, l’anguilla.
La sua vegetazione comprende alcune specie che, per quanto riguarda il Lazio, sono riscontrabili solo in questa zona. La vegetazione palustre è caratterizzata da giunchi, cannucce, ranuncoli acquatici. Le forme arboree iniziano a svilupparsi dal limite di massimo invaso delle acque (550 m s.l.m.), più a valle si trovano salici e pioppi, mentre le quote più alte sono caratterizzate da querce e da boschi misti di latifoglie come il castagno, il carpino bianco, il carpino nero, la roverella, il ginepro rosso, l’acero campestre e l’orniello. Salendo ancora, le formazioni boscose lasciano posto a forme arbustive. Sono presenti anche ginestre, orchidee e piante aromatiche.
Il percorso proposto si snoda a partire dal parcheggio presso il Ristorante “Del Pescatore”, volge verso nord sul limite dell’esproprio di massimo invaso, passa sulla penisola collelungo e, procedendo nuovamente in direzione nord fino alla stretta di Corniano, se ne risale il colle. Discendendo alla cosiddetta “forcella”, si ritorna sul vecchio sentiero che portava a Fiuggi e Trivigliano.